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Rispondere al terrorismo viaggiando

Tutto è cambiato da venerdì 13 novembre. Le immagini delle persone in fuga dal Batalcan, gli attimi di terrore, il conteggio delle vittime… hanno lasciato un segno indelebile nei nostri cuori. L’attacco avvenuto a Parigi ha avuto conseguenze anche sulla nostra vita, oltre che sui nostri sentimenti. Siamo o non siamo davanti ad una guerra? E se sì, contro chi? Dov’è il nemico? Come agisce? Quali sono le sue armi? Quali le sue basi? Sono tutte domande a cui, ad oggi, non sappiamo dare una risposta. Non siamo in possesso del giusto intervallo temporale tra fatti e analisi che potrebbe permetterci di comprendere gli eventi. Non si tratta di storia, ma solo di presente, un presente a cui è legata una grande incertezza del futuro. Inutile nascondere che l’allerta è al massimo anche in Italia. In queste ultime ore, tra falsi allarmi e paure, si sta diffondendo una vera e propria psicosi. Si teme tutto, ogni posto di aggregazione può essere un obiettivo. Come è stato più volte ripetuto: i terroristi prendono di mira il nostro stile di vita. Cosa fare davanti a questo pericolo? Farsi prendere dalla paura, dall’ansia e dal terrore è forse naturale, ma è anche un grave errore. Si farebbe il loro gioco, mostrandosi deboli e spaventati. A nostro avviso bisogna continuare la vita di tutti i giorni, non permettendo a nessuno di distruggerla. In un momento in cui sono i nostri valori ad essere sotto attacco, aspetti fondamentali come la libera circolazione, la cultura, la storia, il nostro compito è quello di difenderli. Ed in questo conflitto non siamo chiamati a difenderli con le armi, ma con le azioni. Per noi, amanti di quell’esperienza di vita e dell’anima chiamata viaggio, la cosa migliore è rispondere al terrorismo viaggiando. Un modo per dimostrare che non cambieremo le nostre passioni davanti a un “nemico invisibile”. Che non sarà la paura a farci chiudere in casa, soli nel pregiudizio. Viaggiare vuol dire capire, scoprire, conoscere l’altro. Confrontarsi con persone diverse, con culture lontane, ma anche con sé stessi con quello che, nel bene e nel male, si è stati e con quello che, altrettanto nel bene e nel male, si è diventati. Non dobbiamo smettere di farci delle domande, non dobbiamo smettere di voler comprendere, né davanti alla paura né davanti ad altro. Rispondere al terrorismo viaggiando. Farlo perché chi viaggia è libero e chi è libero è vivo.

DLT Viaggi ,20 novembre 2015

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