Santa Maria di Castellabate è un paese del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ed è la maggiore frazione di Castellabate. La storia del paese ripercorre marcatamente le vicende che hanno riguardato Castellabate, in quanto il territorio era alle strette dipendenze degli amministratori del Castello dell'abate. La zona di Santa Maria, anche prima della fondazione di Castellabate, era dedita esclusivamente ai traffici commerciali, che riguardavano le merci (paglia e farina) sbarcate dal porto "Travierso" o "delle Gatte" a via Pagliarola, dove si trovavano gli edifici storici, il vecchio forno e la cappella della confraternita dei Frati minori. Nel 1767, quando il feudo passò dal marchese di Castellabate Parise Granito al figlio Angelo, si hanno le prime notizie su questo villaggio di pescatori, che si è sviluppato intorno al suo centro storico, da cui prendeva anche il nome di "Isca delle Chitarre". La località era conosciuta anche come "Castellabate Marina" o "Castellabate Inferiore", prima di assumere il toponimo definitivo dal nome della chiesa eretta in loco. Con l'emigrazione di numerose famiglie giunte da Maiori, si edifica nel 1836, su una preesistente cappella, il santuario di Santa Maria a Mare, composto da tre grandi navate e un campanile a base esagonale. Sono svariate le torri costiere dislocate su tutto il territorio che fanno parte del sistema difensivo predisposto a Castellabate per avvistare le imbarcazioni saracene che si avvicinavano alla costa con l'intento di depredarla o conquistarla e offrire alle popolazioni locali così una prima difesa dai possibili invasori. La torre meglio conservata è quella normanno-aragonese della Pagliarola (o come meglio conosciuta in loco torre Perrotti), che accorpata al palazzo dei baroni Perrotti domina la Marina Piccola di S.Maria. L'origine viene fatta risalire nell'epoca medievale, ma è stata ulteriormente potenziata negli anni 1570-71. Da visitare troviamo anche l'ottocentesca villa Matarazzo era la residenza estiva del conte Francesco Matarazzo, emigrato nel 1881 in Brasile in cui divenne uno degli industriali più importanti del mondo. La villa, che si estende tra corso Matarazzo, piazza Matarazzo e il lungomare, è ricca di verde e di campi che, un tempo ospitavano l'esteso vigneto di famiglia. Il suo ampio terrazzo offre una veduta del mare e dell'intera tenuta. Al suo interno è collocata la statua di bronzo a mezzo busto raffigurante Costabile Matarazzo, figlio del conte Francesco, le numerose cartine geografiche usate da quest'ultimo nei suoi tanti viaggi, oltre ai saloni e alle vecchie stalle dei cavalli. Il palazzo Belmonte è una struttura nobiliare con un grande parco situata a Santa Maria che i marchesi Granito fecero costruire nel 1733 accorpando edifici preesistenti. Questo palazzo, nato inizialmente come casino di caccia secondo lo stile degli architetti spagnoli al servizio dei Borbone di Napoli, ospita i principi Granito Pignatelli di Belmonte. Il porticciolo "Travierso" detto anche "porto delle Gatte" è una struttura portuale del XII secolo che comprende una costruzione ad archi voluta dall'abate Simeone. All'interno degli archi vi erano una sorte di magazzini utili per conservare le numerose merci cilentane. Santa Maria è una frazione che si estende quasi prevalentemente lungo il mare, con una costa molto variegata e frastagliata, dove si alternano marine di scogli, baie, calette naturali e dorate spiagge. Il suo ecosistema marino è tutelato dell'istituzione nel 2009 dell'area marina protetta di Castellabate, che porta il nome della sua frazione principale: l'area marina protetta Santa Maria di Castellabate, che si estende dal Sauco alla punta di Ogliastro Marina.
Paestum
Paestum è un paese del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, frazione di Capaccio, situata nella Piana del Sele, vicino al litorale, nel golfo di Salerno. Il paese è stato abitato già dalla preistoria; oltre alla Necropoli di Gaudo, ne abbiamo testimonianze riferibili anche all'età paleolitica e neolitica. I Greci, dopo essersi assicurati un avamposto fortificato in vicinanza del mare, vi fondarono intorno al 600 a.C. una città che chiamarono Poseidonia in onore del dio mare. I Poseidoniati edificarono contemporaneamente un santuario (Heraion) poco più a nord, nei pressi della foce del Sele. La magnificenza di questa colonia suscitò presto mire di conquista nei Lucani, popolazione italica dell'interno, che la occuparono intorno al 400 a.C. mutandone il nome in Paistom. Ben altra potenza intanto andava espandendosi lungo la penisola: Roma. Divenuta incontrastata padrona di queste regioni, nel 273 a.C. vi fondò una colonia latina e diede alla città ilo nome di Paestum. I Romani arricchirono la città di grandi edifici tra cui il portico del Foro, le terme, l'Anfiteatro ed il cosiddetto Tempio della Pace. La visita di Paestum desta profonde emozioni: suggestiva è la visione dei maestosi templi dorici, soprattutto se ammirati nella luce del tramonto, che dona a questo luogo un'atmosfera ancor più magica. I templi dorici che dominano su Paestum, immersa nella silenziosa Piana del Sele, sono tre: la Basilica, il Tempio di Nettuno e il Tempio di Cerere. La Basilica, forse eretta nel VI secolo a.C., è il monumento più antico. Pur priva di tetto e di frontone, si alza solenne con tutte le colonne del porticato. Davanti al tempio si ergono i resti dell'altare sacrificale. Il tempio più grande, più bello e meglio conservato è però quello dedicato a Nettuno: il materiale adoperato per la costruzione è il travertino locale, che pare assorba la luce del sole. Il colore dorato, infatti, è più o meno intenso a seconda che la luce lo colpisca con maggiore o minore intensità. Il Tempio di Cerere ha un portico formato da 34 colonne. Nella zona archeologica, oltre a numerosi altri ruderi, sono visibili le mura della città greca, che si snodano per circa 5000 metri e i resti di alcune abitazioni di epoca romana. Di notevole importanza è anche il Museo, in cui è stato raccolto il materiale rinvenuto negli scavi: utensili, vasi, statuette, capitelli, lastre tombali dipinte e bellissime matope. Paestum fu abitata fino al 500 a.C., circa; successivamente l'avanzare delle paludi e, di conseguenza, della malaria ne decretarono la morte. Ma è proprio grazie alla boscaglia e all'ambiente malsano, cause della sua fine, che queste grandiose rovine sono giunte a noi, salve dalle distruzioni e dai saccheggi.